Luci spente sulla St. Jakobshalle di Basilea: l’Eurovision 2025 si è chiuso tra ovazioni e numeri da record. Ma oltre la musica, resta un messaggio chiaro per chi lavora nella comunicazione e nel branding. Perché si, il contest europeo è anche (e soprattutto) una masterclass in engagement, storytelling e posizionamento culturale.
69 anni dopo la sua prima edizione, l’Eurovision è tornato là dove tutto è cominciato: in Svizzera, patria della prima storica edizione a Lugano nel 1956. A guidare lo show Hazel Brugger e Sandra Studer con la partecipazione della showgirl Michelle Hunziker durante la serata finale, in una conduzione che ha saputo unire comicità, eleganza e riconoscibilità trasversale.
Secondo i dati ANSA, l’evento ha raggiunto oltre 21 milioni di spettatori (almeno per un minuto), a conferma di un format che continua a parlare a pubblici molto diversi tra loro per lingua, età, cultura e media habit.
L’Eurovision è nato con una missione chiara: promuovere cooperazione e inclusione attraverso la musica. Nato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, il concorso si propone di costruire ponti tra nazioni. Oggi, questo valore si traduce in una potente narrazione cross-culturale, capace di generare empatia e relazioni tra gli audience.
Un esempio? I mini-documentari che hanno preceduto ogni performance: vere e proprie “cartoline” esperienziali in cui gli artisti visitano località svizzere, incontrano persone del posto e condividono momenti autentici. Una narrazione immersiva, semplice, ma efficacissima.
Nel tempo, l’Eurovision ha saputo evolvere il linguaggio della performance, trasformando palco, costumi e coreografie in strumenti di racconto identitario.
Dai mostri rock dei Lordi (in gara per la Finlandia) nel 2006, alle maschere gialle dei Subwoolfer (in gara per la Norvegia) )nel 2022, fino alla leggendaria vittoria di Dana International in gara per Israele nel 1998 (la prima cantante transgender a vincere, diventando una icona della community LGBTQ+), il contest ha sempre premiato l’autenticità creativa, diventando megafono per istanze sociali e identitarie.
-Il videomessaggio emozionante di Céline Dion (mostrato durante le prove), che ha celebrato il suo legame con l’Eurovision e la Svizzera: la cantante infatti vinse nel 1988 gareggiando proprio per la nazione elvetica con la canzone “Ne partez pas sans moi”.
-L’inaspettato portavoce italiano: Topo Gigio. Un’icona transgenerazionale, scelta come simbolo universale di tenerezza e inclusione. Una mossa strategica che ha unito storytelling, ironia e cultura pop.
Oggi il vero campo di battaglia è digitale, con TikTok in testa. I contenuti ufficiali del contest (tra backstage, reaction e Q&A “cheesy”) sono un esempio di come attivare community globali con format nativi.
Un altro esempio? Il caso Go-Jo, artista australiano che ha raggiunto la sua massima popolarità nel 2023 grazie a un TikTok andato virale mentre faceva busking. Il suo brano “Milkshake Man”, anche se non ha ottenuto il posto in finale, ha acceso riflessioni sul potere della viralità musicale dal basso.
Quando parliamo di Eurovision, parliamo anche di memetica creativa. Come dimenticare “Espresso Macchiato” di Tommy Cash, il rapper estone che ha trasformato una provocazione sugli stereotipi italiani in un cult da oltre 11K contenuti su TikTok. L’assurdo? Il brano è in realtà una satira sulla globalizzazione culturale.
Eppure, il trend è diventato virale proprio tra i baristi su TikTok, che si riprendono mentre servono caffè sulle note del ritornello “mio amore, espresso macchiato macchiato por favore”.
Oppure “Tutta l’Italia” di Gabry Ponte, portata in gara da San Marino, che ha raccontato luci e ombre del Bel Paese con ironia e malinconia. Un messaggio meta-culturale travestito da tormentone.
L’Eurovision è una fucina di spunti per marketer e brand manager. Ecco cosa possiamo imparare:
-Cavalcare il trend, ma senza scimmiottarlo.
Il segreto non è solo inseguire il trend, ma reinterpretarlo con coerenza.
-Valorizzare la community
Coinvolgere creator, fan e ambassador in contenuti co-creati, come ha fatto Moroccanoil, beauty partner del contest da oltre 4 anni che ha costruito una community attorno agli artisti e ai backstage, coinvolgendo diversi influencer come Beatrice Valli.
-Storytelling autentico e visivo
Ogni contenuto, dal look degli artisti ai video delle esibizioni, è un’opportunità per trasmettere un’identità chiara. E riconoscibile.
L’Eurovision ci ricorda ogni anno che per raggiungere tutti bisogna saper parlare con empatia, coraggio creativo e sensibilità culturale.
In un mondo saturo di contenuti, l’autenticità è la leva che fa la differenza.
Se sei un brand o un’azienda, l’Eurovision è molto più di un evento musicale. È una case history di engagement globale, e un laboratorio creativo da cui prendere ispirazione ogni giorno.
Si tratta di creare contenuti coerenti.